Cambiare consulente finanziario è molto più semplice di quello che pensi: ecco il perchè

La fine di una relazione è una gran rottura di scatole.

Senza scomodare la parte dei sentimenti, troppo soggettiva per essere toccata, mi permetto di prendere di mira la questione pratica.

Liti furibonde, avvocati da coinvolgere, conti da dividere, la testa che scoppia, il portafoglio che piange e chi più ne ha più ne metta. Davvero un momentaccio.

Sto parlando di una rottura d’amore? Beh non solo. Anche al lavoro ad esempio, quando si chiude un rapporto per un motivo o per un altro, non sempre ci si lascia con una pacca sulla spalla o una cordiale stretta di mano. Adempimenti e burocrazia sono lì pronti a “prendersi cura” del nostro tempo e della nostra salute mentale.

Metti poi che tu decida di troncare con il tuo private bancario. Perché magari hai avuto il colpo di fortuna di conoscere qualcuno che ha fatto esperienza dentro la borsa di Wall Street come operatore per la Lehmann Brothers quando era riconosciuta come la miglior banca del mondo. Che ha gestito il patrimonio di proprietà di una banca per oltre 5 miliardi di euro e che continua a girare il mondo per parlare vis a vis con i gestori nei luoghi più esclusivi del sistema finanziario.

Se hai già sentito parlare di questo tizio, saprai anche che dopo una decennale esperienza sul mercato per alcuni istituti di credito ha scelto di mettersi dalla parte del cliente per affrontarlo al suo fianco. Tra insidie e opportunità.

Caspita parlare di me in terza persona rende tutto molto più pomposo. Dovrei farlo più spesso!

Dicevo che magari ti è venuta voglia di capire se è vero che la mia esperienza sui mercati può offrirti proposte e soluzioni che non troverai tra quelle preconfezionate che la banca propone a tutti in modo indifferenziato. E magari, dopo aver fatto due chiacchiere con me, ti viene voglia di iniziare.

Ma qualcosa frena i tuoi istinti e i tuoi entusiasmi: hai già una posizione aperta da un’altra parte…

Starai pensando: “Eh no, non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello, di mettermi a compilare quella montagna di documenti che mi toccherà affrontare. Sto poi anche bene così. Poi chi lo va a dire con Antonio o con il dott. Rossi che voglio cambiare?”

(I nomi me li sono bellamente inventati anche se di private e direttori bancari ne conosco di persona davvero molti).

Fermo lì, non dire niente di più.
Perché è tutto molto più semplice di quello che sembra.
La risposta è in 4 parole: non devi fare niente.
Penso a tutto io.

Anche se credi che la tua situazione sia troppo complicata rispetto al normale, niente panico, le risposte sono sempre quelle.

L’ingegner R.M. proprio l’altro giorno ha deciso di vendere tutto e trasferire la liquidità. Quella è la condizione più semplice, ma l’abbiamo gestita anche quando l’imprenditore V.T. aveva situazioni in essere che non potevano essere toccate senza rimetterci.

Ho un principio cardine che guida il modo di muovermi in queste situazioni:
la logica principale è la conservazione e la tutela del patrimonio del cliente,
in accordo con le sue esigenze.

Nel caso di V.T. di cui ti accennavo tre righe fa, il bene del suo patrimonio non era quello di smobilitare in quel particolare momento degli investimenti, anche se avrebbe voluto affidarmi subito quei soldi. Condividendo il “piano d’attacco” li ho gestiti io, aspettando che “maturassero” per poi smobilizzarli e cambiare strategia.

Cosa ci guadagno?

Niente in questo primo momento. Nel medio lungo periodo, invece, ci guadagno un cliente soddisfatto.

Circa un mese fa il chirurgo L.G. mi aveva chiesto un’analisi del suo portafoglio e soluzioni alternative a quelle in essere nell’istituto di credito che aveva in deposito il suo conto.

Gli erano state vendute obbligazioni non quotate di una banca locale, i “prodotti della casa” per intenderci, che, in quanto tali, non erano stati distribuiti a livello internazionale.

Il problema di questo genere di investimenti è che è la banca stessa a determinare il prezzo, non il mercato. Non essendo esposti alla concorrenza internazionale hanno una bassa efficienza. La stragrande maggioranza non sono strumenti utili per il cliente che si trova (suo malgrado) a subire il bello e il cattivo tempo stabilito a discrezione dell’istituto di credito.

Il caso era molto delicato: non solo il cliente era stato mal consigliato, ma era anche ricattabile dalla banca che avrebbe potuto comprare a un prezzo inferiore.

Come avrebbe potuto gestire quella trattativa? È un chirurgo eccellente, sa fare il suo lavoro alla perfezione, ma la gestione del risparmio non è una sua competenza.

Eppure i soldi erano i suoi.

Ha dato in carico a me quella situazione.

In “battaglia” per lui ci sono andato io: gli ho garantito un duello ad armi pari (oddio, a livello tecnico non c’era proprio storia, immodestamente so di essere più preparato) e non come la banca avrebbe voluto.

Oggi è un mio nuovo cliente senza averci rimesso nemmeno un centesimo.

Cosa hanno in comune questi tre casi?

Niente all’apparenza.

Una cosa invece ce l’hanno: anche se le situazioni sono molto diverse tra loro, tutti e tre i clienti non hanno dovuto fare niente dopo aver concordato il passaggio dalla gestione precedente alla mia.

Ti potrei citare altri innumerevoli casi, ma invece che tediarti con esempi che non ti riguardano, cosa dici di guardare insieme direttamente il tuo?

Devi anche sapere che per le banche perdere o acquisire clienti è una normale amministrazione. Per loro sei un numero sul quale guadagnano.
Decidere di trasferire una posizione è un tuo assoluto diritto.
Ci sono norme che prestabiliscono anche i tempi da rispettare.
In fondo, la banca dovrebbe essere considerata proprio come un fornitore.

“Eppure mi ha finanziato sin dall’inizio – potrai pensare – mi ha sempre trattato bene e conosco personalmente il direttore”. Certo, hai ragione. Il problema è che l’evoluzione del mercato rende necessario il cambiamento. Non è una questione di colpa, né tua né sua.

Un mercato come quello attuale richiede investimenti in strumenti, formazione e soluzioni che la banca non è in grado di supportare. È una questione di mentalità.

È normale per te passare da un fornitore all’altro se il primo non ti soddisfa più o se hai condizioni e opportunità migliori da un’altra parte.

Anche il manager di un’azienda, viene sostituito quando non è più la figura di riferimento.

È stato pagato per il suo lavoro, non si è in debito con lui.

Allo stesso modo la banca è stata remunerata per il servizio che ti ha offerto.

Nel momento in cui decidi di rivolgerti altrove dovresti poterlo fare allo stesso modo.

Anzi lo puoi fare allo stesso modo, anche se il sistema bancario cerca di farti intendere che non è così.

Il titolare del tuo denaro sei tu.
Solo tu.

“Quindi il “distacco” sarà così? Indolore e senza nemmeno una telefonata?”

La parte dell’indolore te la posso garantire. Quella invece di non ricevere nemmeno una telefonata da parte della banca, beh, mi auguro per te di no.

Io spero proprio che ti chiamino, dalla banca, perché sarebbe un segnale che almeno conti o sei contato qualcosa. Non ti nascondo che ho avuto clienti che hanno trasferito da me milioni di euro e dall’istituto di credito nessuno si è fatto vivo. Ci sono rimasti parecchio male e avevano ragione.

Perché non è poi bello sapere di essere un numero al quale un venditore (perché è quello che in realtà è oggi un private) prova ad appioppare qualsiasi cosa che dall’alto gli viene messa in mano. E poi, quando ti accorgi che c’è di meglio, essere scaricati così, senza nessuna richiesta di chiarimento. Tutto quel bene che il tuo private professava di volerti non era poi così vero…

Oppure, peggio ancora, non provano neanche a farti cambiare idea perché sono consapevoli della bassa qualità del servizio che ti stavano offrendo…

In entrambi i casi non avrai perso niente.

Anzi sei fortunato se, per il tempo in cui sei rimasto lì, non ci hai perso niente!

Perché in troppi sono rimasti “cornuti e mazziati” e l’hanno scoperto dopo tanti anni.

Cosa stai aspettando?

Fai come R.M., V.T., L.G e scegli di cambiare. Al resto penserò tutti io e tu non dovrai fare nulla.

L’unica cosa che devi fare – e ti consiglio di farlo oggi stesso – è chiamare me.

Per avere maggiori dettagli su ciò che ha cambiato la mia vita e che potrebbe cambiare anche la tua scarica il primo capitolo del mio libro “Le confessioni di un ex squalo di Wall Street pentito”.

A presto!

Luca Ruini

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