Affideresti a una macchina la gestione dei tuoi investimenti? Potresti averlo già fatto, ti svelo perchè devi intervenire più in fretta che puoi

Nella sala d’attesa di un’importante azienda internazionale, un folto gruppo di ragazzi e ragazze in abiti formali e aspetto curato attende di varcare la porta oltre la quale si terranno le selezioni.
Hanno una sola cosa in comune: sono laureati in economia. Tutto il resto fa invece parte del bagaglio personale di ciascuno di loro.

Mauro, il ragazzo vicino al quadro, ad esempio, non ha mai messo piede nel mondo del lavoro e non vede l’ora di farlo soprattutto per avere uno stipendio. Marco, quello con la camicia a quadri invece, nonostante la sua giovane età, ha passato tutte le estati a mettere in pratica quello che aveva studiato aderendo agli stage proposti dall’università. Angela, la ragazza con i capelli rossi raccolti, sogna di fare la modella e si sta chiedendo cosa ci fa in quella sala d’attesa. La mora più a destra, Elena, invece subito dopo la laurea ha conseguito un prestigioso master all’estero per affinare le proprie competenze, mentre Marisa, la bionda che sta armeggiando con il cellulare, ha lavorato per qualche anno nella più importante multinazionale del settore.

E potrei continuare.

Dall’altra parte del muro, il responsabile HR dell’azienda non sa che pesci pigliare. Ha urgenza di un responsabile amministrativo, ma non il tempo necessario per poter fare i colloqui a tutti quei ragazzi che lo aspettavano fuori dalla porta. La sua agenda trabocca di impegni e di incombenze non delegabili.

Decisamente troppo preso dai mille pensieri che gli affollano la mente, si affaccia dalla porta saluta cortesemente i ragazzi in attesa e chiede loro chi fosse laureato in economia. Tutte le mani si alzano. Sorride a Giovanni, il primo ragazzo che ha di fronte, gli stringe la mano e gli dice. “Il posto è suo”.

“Ma che cavolata è questa? – starai pensando – nella realtà questo non succederà mai. Nessuno è così folle da avere un comportamento del genere”.

E se invece ti dicessi che, in un altro settore e in modo del tutto inconsapevole,
è la stessa cosa che potresti fare anche tu, senza rendertene conto?

Nell’esempio che ti ho fatto sulla selezione del personale, l’errore è lampante. Giovanni è sicuramente meno in gamba di Marco e Marisa (che avevano già esperienza nel mondo del lavoro ad alti livelli) o di Elena (la ragazza con il master), ma magari meglio di Mauro e Angela (che puntano allo stipendio sicuro per realizzarsi in altri modi).
Magari sì, magari no.

Certo non affideresti mai la gestione di una parte della tua azienda al caso.

Lo faresti con i tuoi soldi? Con i tuoi investimenti?
Perché nel settore finanziario di quell’errore non se ne accorgerebbe nessuno.
Anche gli addetti ai lavori potrebbero cascarci.
Eppure esiste, è reale e soprattutto mette in pericolo il tuo patrimonio.

Il comportamento del responsabile delle risorse umane dell’azienda si traduce in ambito finanziario in “gestione passiva”.

In finanza per intenderci, la gestione passiva replica l’andamento di un indice. Se un indice è composto da 50 azioni, compra esattamente quelle che compongono l’indice. Può essere fatta anche da una macchina.

La gestione attiva seleziona le eccellenze all’interno di quel trend. Prevede la presenza di un gestore che effettua delle scelte di investimento.
Si fa una selezione, proprio come avresti fatto una selezione tra i laureati in economia per scegliere il responsabile amministrativo della tua azienda.

Ma allora perché la gestione passiva è così tanto pubblicizzata e incentivata? (Avrai sicuramente sentito parlare dei tanto decantati ETF).

Tanto per chiarirlo subito, io sono per la “gestione attiva” in tutti i sensi, anche nello scegliere attivamente se passare da una gestione attiva e passiva e viceversa.

Aspetta, lo so! So che la mia affermazione ha fatto nascere mille domande nella tua testa. Ci sono tanti “miti” da sfatare e tante trappole da evitare. Dammi solo altre poche righe e avrai tutte le risposte.

Prima di abbandonare il paragone con la selezione del personale, ti propongo una diversa riflessione. Poniamo che sia tu a dover fare la selezione, non per il responsabile amministrativo, ma per chi gestirà i tuoi investimenti. Come hai selezionato il tuo attuale gestore? È un private bancario che conosci da sempre? È un consulente che ti ha presentato un’offerta interessante?
Che esperienze ha avuto sui mercati finanziari?

Metti che tra i possibili candidati ci fosse qualcuno che ha lavorato come trader a Wall Street per la Lehmann Brothers quando era riconosciuta come la miglior banca del mondo.
Qualcuno che ha gestito patrimoni per oltre 5 miliardi di euro (il patrimonio di un istituto di credito), affrontato con enormi cifre da salvaguardare le crisi finanziarie degli ultimi 25 anni.
Il primo in Italia a parlare di Etf, lo strumento che non fa altro che replicare in modo passivo l’andamento di qualsiasi indice (affermazione che può documentare essendo stato relatore per corsi e convegni organizzati da “Milano Finanza”).

Se quella persona fossi io, non credi che avresti almeno voluto incontrarmi? E che avresti discusso con me della gestione del tuo patrimonio?

Ti ho appena elencato questa parte delle mie esperienze per spiegarti che so di cosa sto parlando
e conosco molto bene il funzionamento di entrambe le gestioni.

Se ti sei affidato al “primo private banker che hai incontrato” forse dovresti darti l’opportunità di valutare qualcosa di diverso.

Se all’epoca in cui hai scelto ancora non ci conoscevamo è una cosa a cui si può rimediare velocemente.
Ma torniamo a noi.

Come ti dicevo, sono convinto che il business, quello vero,
si può fare solo con la gestione attiva.

Non mi sono dimenticato delle tue perplessità, ci arrivo tra un attimo.

La gestione attiva permette di selezionare le eccellenze.

Ad esempio, se prendiamo il mercato europeo, c’è l’indice europeo (e il relativo prodotto Etf – gestione passiva) dove ci sono le 50 migliori società europee. Ma se decido di investire in Europa, potrei prenderne solo alcune, quelle che penso siano le migliori in assoluto.

PRIMO DUBBIO che ti sta lampeggiando in testa:
“Ma i costi di una gestione attiva sono più alti di quella passiva!”

È vero, hai ragione. Le commissioni per la gestione passiva sono di circa 0,30%, mentre quelle di una gestione attiva vanno dall’1,50% in su.

Se però la gestione attiva ti permette risultati migliori, ti conviene ugualmente!
I maggiori costi li riprenderai con gli interessi dai risultati.

Se hai sentito parlare di commissioni di performance positiva voglio rassicurarti. Non sono un vero costo, non sei tu a tirarle direttamente fuori, vengono trattenute dal guadagno.
Sì i costi sono importanti ma lo sono ancora di più i risultati finali.

Per buttarla su un esempio calcistico, la Juventus ha sborsato per acquistare il calciatore Crisitiano Ronaldo una cifra folle. Perché ha puntato così tanto su un campionissimo? Per i risultati che garantisce. Mettendo costi e risultati sulla bilancia, la società aveva sicuramente fatto i suoi conti.

SECONDO DUBBIO:
“Ok nel calcio i campioni sono sotto gli occhi di tutti. Ma come faccio a sapere quali sono le società di gestione più forti? E soprattutto in grado di garantire un risultato?”

È qui che scendo in campo io.

Non puoi trovarle da solo.
E nemmeno affidandoti a chi le conosce solo attraverso la pubblicità che fanno su riviste di settore, on line e nei depliant ben in mostra sulle scrivanie dei dipendenti di banca che non escono mai dai loro uffici.

Conosco uno ad uno e personalmente i gestori con cui  lavoro.
La mia esperienza a Wall Street e quelle successive mi hanno permesso di accedere
ai luoghi più riservati del business.

Luoghi dove si fanno gli incontri d’affari, quelli veri, quelli che non saranno mai resi pubblici se non quando il business si sarà già spostato da un’altra parte.

Viaggio costantemente per il mondo per essere sempre aggiornato
e per guardare dritto negli occhi le persone che dirigono le società di gestione.
Le conosco dal vivo, direttamente.

Perché dietro allo stesso nome, le persone cambiano. E sono loro, come ben sai, a fare la differenza.

Il campionato del Real Madrid senza Cristiano Ronaldo, è stato sicuramente diverso. Eppure il nome della società “Real Madrid” è rimasto identico a quello della stagione in cui il campione militava tra le sue fila.

Una società di gestione, dietro allo stesso nome può cambiare le persone che la dirigono. È indispensabile esserne al corrente.

TERZO DUBBIO:
“È stato dimostrato che la gestione attiva ha risultati peggiori di quella passiva”.

E, aggiungo io, “se sbagli a chi affidare la gestione è vero”.

Nella gestione attiva ogni gestore ha le sue caratteristiche e deve dimostrare i risultati in relazione a un benchmark di riferimento. Deve cioè dimostrare di riuscire a fare meglio dell’indice di gestione passiva. Ovvio, che bisogna saper scegliere quelli che sono bravi e che hanno dimostrato di saper fare sempre meglio del mercato.

Se i risultati non ci sono bisogna intervenire e cambiare. Come dico sempre ai miei clienti: “Non abbiamo sposato nessuno! Non siamo legati con nessuno e possiamo tranquillamente vendere. Ci interessa che faccia il risultato per noi”.

È un mercato molto liquido, non è legato a nulla, si sposta da una parte all’altra senza nessun problema.

Riprendiamo l’esempio di Cristiano Ronaldo (gli staranno fischiando le orecchie). Fino ad oggi ha sempre dimostrato di essere all’altezza delle aspettative. Ma se un giorno dovesse iniziare la fase decrescente della sua carriera verrebbe sostituito, anche se si chiama Cristiano Ronaldo.

Se poi vogliamo essere precisi, è stato dimostrato che la gestione attiva
ha risultati peggiori
di quella passiva
PER UNA CERTA TIPOLOGIA DI FONDI.

Soprattutto per quelli bancari, cioè per quelli posseduti dalle banche, che tra costi e risultati,
non hanno dimostrato di essere più bravi rispetto ai concorrenti.

Può capitare che la banca ti proponga la sua gestione in alternativa a quella di società che fanno gestione attiva. In realtà funzionano allo stesso modo. Nel primo caso si da un mandato di gestione alla banca. Chi schiaccia i bottoni sono i dipendenti della banca stessa nella direzione. Negli altri fondi o Sicav (Società di investimento a capitale variabile) sono i gestori che comprano e vendono.

È ovvio che la banca caldeggia per le sue gestioni: in questo caso si tiene i costi! Se ti consiglia altre società prende solo l’intermediazione.

Per questo, quando dico che “non ho sposato nessuno”, vale per me, non per il tuo Private bancario
che, oltre a non avere la libertà di scelta (o comunque molto limitata),
non ha nemmeno le competenze per “guardare altrove”.

Come dico sempre so di fare affermazioni pesanti e che non mi devi credere sulla parola. Ti capisco. Per questo ti invito a verificarlo di persona.

Prova a chiedere al tuo private o consulente chi è che dirige la JP Morgan o il Fondo Fidelity Italy, solo per citare a caso due famose società di gestione attiva. Chiedigli come operano sul mercato e che linee stanno seguendo. Tirerà fuori le brochure che gli hanno fatto studiare durante un corso di aggiornamento pensando di non ricordare quelle informazioni. Che non troverà scritte.

A quei manager di cui il tuo private banker non conosce nemmeno il nome,
ho stretto la mano, ci ho parlato, fatto domande e ottenuto risposte.
Li incontro periodicamente.

Per questo è importante affidarti a qualcuno che:

  • parli con i manager,
  • verifichi se sono in grado di mantenere i piani che hanno predisposto oppure no
  • valuti se cambiare società se i presupposti vengono a mancare,
  • riconosca i segnali positivi o negativi del mercato per identificare un nuovo indirizzo (di gestione attiva o passiva che sia)
  • che sia in grado insomma di fare tutte le scelte necessarie per salvaguardare il tuo patrimonio e cogliere le opportunità migliori.

Sono operazioni che il tuo private o consulente fa? Sono convinto di no. Basta chiederglielo.

Ecco perché, a questo punto, il rifugio sicuro per chi non è competente si chiama “gestione passiva”
dove tutte le responsabilità vengono affidate a una macchina.
Anche questa convinzione però nasconde delle trappole.

Anche tra chi fa gestione passiva ci sono diversi concorrenti che normalmente si confrontano sui costi.

Quello che in pochi sanno è che ci sono altri elementi che devono essere tenuti in considerazione. Elementi che sono determinanti soprattutto quando i mercati vanno in fibrillazione.

Apro una piccola parentesi tecnica per farti un esempio su tutti: la liquidità.

Ci sono delle azioni ad alta liquidità che, proprio per questa loro caratteristica, sono contenute in tanti ETF anche con strategie opposte.

È il caso (ad esempio) di ExxonMobil, una delle azioni più liquide contenute all’interno dell’SP 500, e una di quelle con la capitalizzazione maggiore. Il titolo azionario si trova in ogni strategia: Quality Factor ETF, Divident Growth ETF, BuyWrite ETF, ActiveBeta US Large Cap Equity ETF, Momentum Tilt ETF, Deep Value ETF, Weak Dollar US Equity ETF, giusto per citarne un po’. In realtà il titolo non va bene per tutte le strategie, ma tutte lo utilizzano lo stesso perché più facile da scambiare sul mercato.

Con una gestione attiva, gli asset illiquidi possono essere mantenuti, anche se altri titoli vengono venduti, mentre con la gestione passiva non si può fare: si deve vendere e comprare tutto in percentuale all’indice, causando perdite dell’ETF di gran lunga maggiori rispetto ai sottostanti che lo compongono.

Ecco un esempio: il 24 agosto 2015, in un momento di calo del mercato, l’ETF iSharesSelect dividend (DWY) è sceso temporaneamente del 35% quando in realtà le azioni che aveva dentro sono scese del 2,5% (vedi grafico qui sotto).

Se ho un’azione, io la vendo e tu la compri, ma se io voglio vendere un ETF devo trovare qualcuno che compri tutto il “pacchetto”.

Ci sono ETF che sono “tradati” sul mercato che però non scambiano. Ho un cliente che ha questo ETF e, anche se il sottostante cresce, continua a perdere perché non ha scambi (non viene acquistato da nessuno).
Per fare un altro esempio, c’è anche una questione di trasparenza.

Cito “Plus24 – Sole 24 Ore” di sabato 26 ottobre 2019: “A Piazza Affari solo nel 2019 si contano già 160 codici Isin scomparsi dal segmento EtfPlus. Le motivazioni sono varie: razionalizzazione dell’offerta, fusioni, ma strisciante c’è talvolta, anche l’antieconomicità di alcuni strumenti in un contesto di offerta che continua ad aumentare.

E che, probabilmente, comporta anche il proliferare di Etf o Etc non in grado di raggiungere una massa critica sufficiente da giustificare la permanenza sui listini, tenendo anche conto dei costi operativi. Una delle operazioni più rilevanti e il delisting realizzato da WisdomTree ha chiesto la revoca di 99 EtfPlus da Piazza Affari. Molti investitori ne sono venuti a conoscenza solo a operazione quasi conclusa e ormai impossibilitati a vendere i titoli sul mercato: hanno dovuto aspettare la liquidazione dei titoli avvenuta a fine settembre”.

Conosco gli ETF e il loro funzionamento come le mie tasche.
Per due motivi:

  • ho portato io per primo in Italia gli Etf (che sono gestioni passive) – vedi qui sotto la locandina del convegno che ho tenuto per Milano Finanza nel settembre del 2003.
  • ho gestito patrimoni per oltre 5 miliardi di euro. Quando le cifre sono grandi bisogna sapere cosa ci sta dietro e come facilitare gli scambi.

Ci sono tanti trucchi del mestiere che non sono scritti da nessuna parte e che di certo non scriverò qui. Te li dirò non appena avremo l’occasione di vederci a quattr’occhi. Voglio conoscere i gestori dal vivo, figurati se penso di poterti dare dei consigli in differita senza vederti e capire le tue esigenze e aspettative.

Un’ultima precisazione.

Gestione attiva o gestione passiva non sono da scegliere o da escludere a prescindere.
Vanno sempre valutate in relazione al mercato.
Per questo è importante saperlo decifrare.

Chi meglio di un ex trader di Wall Street può conoscere i segnali che si nascondono tra gli indici del mercato? Solo chi opera continuamente sui mercati e che ha fatto esperienza gestendo grandi patrimoni può decifrarli in modo veloce.
Ti affideresti a qualcuno che non ha mai operato sui mercati?
La sua inesperienza potrebbe essere fatale per il tuo patrimonio. Hai mai pensato cosa faresti se un giorno non potessi più contare sui tuoi soldi? O dover mettere in stand by i tuoi progetti per dover aspettare di riparare una situazione che forse non si risolverà più?

Non credo ci sia mai stato nessuno che ti ha criticato per un prodotto usato. Pensi sia una cosa giuste per te non informarti correttamente ora che ne hai la possibilità? Finchè sei ancora in tempo?

A presto!

Luca Ruini

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